Già… le immagini

Ovunque. Di qualsiasi cosa. Di ogni parte del corpo. Di ogni momento della giornata: dalla fetta di torta al morto per strada…

Ci seppelliscono, ci soffocano.

Pensate sia una mia opinione? Anche, certo. Ma sentite quello che dice il fotografo americano Paul Melcher esperto dell’industria fotografica: “Le fotografie sono diventate così comuni, indifferenziate… da aver perduto senso. Non comunicano più nulla”. E parla di… putrefazione.

Una parola forte. Che indica l’eccesso che uccide il piacere, la vita.

Il fenomeno, che non riguarda solo la photo generation, ci ha trovato impreparati. Anche se c’è chi, da tempo, aveva provato a ‘quantificare’ l’assurdo: qualche anno faErik Kessels designer, artista, critico olandese, ha stampato le foto di 24 ore trovate sul web e ha creato nelle stanzedi una galleria d’arte… gigantesche montagne.

20190923I ‘momenti’ della nostra vita rimangono sepolti in quelle montagne. E il desiderio di  trattenere ciò che inevitabilmente sfugge, di salvare un frammento della vita dall’inesorabile azione dissolvente del tempo, fallisce.

Sarà pur vero che per decifrare un’immagine il cervello impiega un millesimo del tempo che impiega per leggere una parola scritta: lei, però, la parola scritta, resta.

Anna Rita Guaitoli