La formazione dell’autostima nell’epoca dei “Narcisi”

Quanto l’autostima sia fondamentale per vivere bene la vita, lo si sa. Forse non sempre si riflette su quanto il livello di autostima nasca da un confronto fra sé e il mondo circostante.
Se l’analisi della situazione parte da un confronto errato, errate – ovviamente – saranno le conclusioni.

Noi che ci occupiamo di scrittura, prodotto “sociale” prima che individuale, non possiamo non interrogarci su come sia il mondo circostante. OGGI.
Non sempre, e non subito, si avranno delle risposte. Ma, almeno, si cercherà di svincolarsi dagli schemini per entrare nella realtà. Si eviterà così il rischio di parlare degli adolescenti di venti-dieci anni fa: ricordate, quelli che scrivevano gonfio, arrotolato, a boule?
Gli adolescenti che vivono QUESTA realtà sono quelli che per 4 ore al giorno mandando “messaggini” e tutto il giorno mantengono il “controllo” della pagina facebook.

Sarà pure liquida, ma certo la nostra è società che vive trasformazioni definibili epocali, e senza enfasi retorica. Possibile che non cambino i processi di apprendimento? E le relazioni? E, soprattutto, la costruzione della propria identità?

Con riferimento all’argomento da trattare, cominciamo da qui, perché non si può parlare di autostima se non c’è identità. Che non è una ‘cosa’ definibile con una parola: ma un processo complesso che si costruisce nel tempo, attraverso i rapporti, all’interno della società di appartenenza.

Lo sviluppo dell’identità individuale è condizionato, oggi, dall’incontro tra la società detta “liquida” e la rivoluzione teconologica-digitale. Stanno così cambiando le abitudini e i rapporti degli adulti; soprattutto, ad essere coinvolti saranno loro, gli adolescenti: quelli della generazione Z, o “Nativi digitali”.

Per indagare la nuova realtà occorre che non vi siano paraocchi ma nemmeno giudizi superficiali (peggio, pre-giudizi). Bisognerà individuare i vari aspetti, e valutarli all’interno di un range tra rischio e opportunità.

A cominciare, bisognerà valutare il senso del nuovo narcisismo, sempre più celebrazione estetica e spettacolare del singolo.

Quelle immagini che, soddisfacendo il desiderio di rappresentazione per così essere riconosciuti, dovrebbero far crescere l’autostima, rischiano (vedi aspetti particolari come selfie e egosurfing) di costruire un narcisismo fragile sul quale si costruiranno identità fragili; e ambigue.

Sarà anche un narcisismo patologico? Segnali inquietanti sempre più diffusi ci sono. Ma lasciamo che altri, competenti, indaghino, riflettano.

Noi, senza drammatizzare, incontreremo nel tracciato grafico un ragazzo per quello che è oggi: con le sue paure – quelle di sempre – che sempre più difficilmente trovano parole. Con le emozioni che bruciano dentro, ma si spezzettano nelle mille “faccette” con cui può esprimere solo stati d’animo, brevi e superficiali.

Dopo tutto questo discorso, si può pensare allora che scritture così siano oggi ancora prevalenti?

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 Ma allora, se l’autostima è legata alla immagine che viene modificata narcisisticamente – e continuamente – in onore di quel povero Io che non ha altri punti di riferimento né altri parametri per cui rafforzarsi, troveremo tutti … Zelig?

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Anna Rita Guaitoli – Dalla relazione La formazione dell’autostima nell’epoca dei Narcisi per la giornata di studio e di aggiornamento dell’AGIF “L’autostima, nei suoi aspetti grafologici e psicologici” (23 novembre 2013)