Le scritture (brutte) degli adolescenti

I brufoli degli adolescenti di oggi sono gli stessi di quelli di ieri, scrivevo in “Ascoltare il segno..”[1]. In effetti quella anormalità che è normalità, come definiva l’adolescenza Anna Freud, comincia con un discorso di biologia e finisce nel sistema culturale.

In quanto fenomeno biologico, è un appuntamento ineludibile dal punto di vista di vista fisiologico di per sé sconvolgente per i cambianti fisici e pulsionali che comporta. In quanto fenomeno culturale, vede giocare i fattori diversi che vanno a significare ogni società, in ogni tempo (compreso l’aumento dei tassi di disoccupazione, il cambiamento dei ruoli in famiglia…).

Per gli adolescenti, rimangono da affrontare, inalterate, le principali problematiche, tutte collegate alla soddisfazione del compito primo di questa fase che è la conquista della propria identità, la cui ricerca è segnata, come ci ha insegnato Erikson[2], dalla necessità della sperimentazione e della provvisorietà. Di diverso c’è il tempo della sperimentazione che di fatto si è allungato tanto da far parlare di adolescenza interminabile.

Così, per chi deve interpretare le scritture adolescenziali  la difficoltà dell’analisi si è fatta sempre più ardua.

L’esperienza di chi è a contatto con le grafie adolescenziali ha da tempo avvertito le trasformazioni in atto che hanno portato a prevalere le brutte grafie con perturbazione dei ritmi di spazio e movimento, forme maldestre, confuse. La discussione se si tratti di disgrafia è tutta aperta. Una difficoltà alla comunicazione, è certezza immediata.

Non sta a me affrontare le cause: posso solo ri-proporre come spunto di riflessione urgente le modalità attuali eccessivamente permissive nell’apprendimento del gesto scrittorio.

Non è facile comunque, è vero, l’analisi delle scritture adolescenziali.

Due, almeno, gli avvertimenti che ritengo necessario ricordare ogni volta:

a)     in tutta la fase evolutiva il discorso in itinere diventa quasi obbligatorio;

b) nella fase più propriamente adolescenziale da considerare sarà soprattutto l’ambivalenza[3].

Due esempi di seguito:

N14-figura-120 copia

N12-figura-48 copia

(le scritture sono prese dal libro di Anna Rita Guaitoli Ascoltare il segno. Per un dialogo silenzioso con la scrittura dell’adolescente, Roma, Borla, 1999)


[1] Anna Rita Guaitoli, A.Orlandi, Ascoltare il segno. Per un dialogo silenzioso con la scrittura dell’adolescente, Roma, Borla, 1999

[2] Per approfondimenti sulle teorie principali che riguardano l’età adolescenziale vedi:  Anna Rita Guaitoli in Identità, scrittura e segni, (Guaitoli, Manetti), Roma, CE.DI.S, 2005

[3] Anna Rita Guaitoli, Riflessioni sull’ambivalenza e proposte operative, “Il Giardino di Adone”, n.5